DA UN DESIDERIO A UN PENSIERO
- Arianna Persichetti
- 12 mag 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 21 mag 2019
#Desiderio, dal latino desiderium, termine composto dalla preposizione (con accezione negativa) “de-”, e dalla parola “sidus”, stella: “senza stelle”.
È incredibile come bastino pochi secondi per ridare vita a una parola, divenuta ovvia, dopo l’esser stata incamerata e resa consueta nell’uso quotidiano che se ne fa, ormai, da millenni.
L’incontro a cura di Carlo Infante, avvenuto il 7 Maggio 2019 al #MacroAsilo di Roma, ha dato modo di soffermarsi su questa e tante altre parole protagoniste del tema proposto, l’#UrbanExperience.
Senza stelle nel cielo l’uomo deve trovare il modo di allargare i propri orizzonti, di andare alla continua ricerca di nuove prospettive e di fare continue scoperte.
Michele Sambin, regista, musicista e pittore, racconta come il suo desiderio fosse quello di non separare le sue due più grandi passioni: la pittura e la musica. Per fare ciò ha dovuto guardare oltre, ha dovuto sperimentare e rischiare per raggiungere un qualcosa che non si era mai visto fino a poco tempo prima. La sua è una storia che narra di percorsi sconosciuti e di strade nuove che partono da due strumenti tecnologici, per niente consueti negli anni ’70: il computer e il video. Se oggi è possibile fare della musica con dei semplici programmi di un computer, tra le persone, a cui va accreditato tale passo in avanti per l’umanità, c’è sicuramente Michele Sambin, che si è messo in gioco anche solo per comunicare un proprio pensiero.
È proprio “Il tempo consuma” uno dei suoi lavori più significativi: grazie a quest’opera un suo pensiero ha potuto prendere vita: l’idea che il tempo non sia lineare. Nel video si vede come l’immagine, inizialmente riconoscibile, a poco a poco sia sempre più astratta, come anche la frase “il tempo consuma”.
Tale concetto è stato reso ancora più forte, non solo grazie al video e alla possibilità che quest’ultimo gli dava di comunicare in tempo reale, ma anche grazie alla tecnica del video loop, al giorno d’oggi, forse, il modo di comunicare dei giovani più utilizzato fra i social network, e anche qui è sorprendente notare come una tecnologia quasi ovvia, molto comune nell’uso quotidiano, nasconda delle radici più profonde che non siano solo quelle di un modo di fare video ma anche quelle di comunicare un qualcosa, un pensiero.
Link al Progetto Urban Experience:
https://www.museomacro.it/evento/carlo-infante-urban-experience-softscience
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